BOLZANO – E’ stato condannato Luigi Gastrini, il “supertestimone” sui Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, aveva fatto affidamento. Otto mesi, per sentenza del Tribunale di Bolzano per simulazione di reato, per aver detto cioè di aver partecipato al rapimento di Emanuela, sparita da Roma il 22 giugno 1983, compiuto a suo dire dalla Banda della Magliana.
Gastrini in questo modo aveva fatto riaprire la cosiddetta pista altoatesina sostenendo di essere l’agente segreto Lupo. Le indagini hanno invece appurato che Gastrini non era affatto un agente segreto. Ma chi è Gastrini? Pino Nicotri se ne occupò su Blitz in un articolo risalente al 2011, l’anno delle “rivelazioni”:
Il 16 giugno ha telefonato in diretta alla tv privata RomaUno, dove erano ospiti Pietro Orlandi e un giornalista, asserendo di aver lavorato nel Sismi fino al 2000 e che Emanuela Orlandi, sorella di Pietro, scomparsa dal Vaticano 28 anni fa quando era una sedicenne, “è viva e chiusa in un manicomio di Londra”.
Come abbiamo scritto il 10 agosto, “Lupo” è in realtà il bergamasco Luigi Gastrini, che sostiene di vivere più in Brasile che in Italia perché vi possiede un’azienda agricola. Con la telefonata a RomaUno e in una successiva intervista per le pagine romane del Corriere della Sera, il signor Gastrini ha sostenuto anche d’essere stato “presente al momento del sequestro della Orlandi come supervisore”: autoaccusandosi così di concorso in un rapimento! Rapimento che, sempre a dire del Lupo fasullo, sarebbe stato eseguito da uomini di vari servizi segreti.
In più lo 007 fasullo aveva avvertito, nello studio tv, Pietro Orlandi: “scoprirai cose poco piacevoli, tuo padre infatti era al corrente di maneggi illegali di soldi nella banca Antonveneta”
Che il Lupo raccontasse frescacce era chiaro fin da subito: in Inghilterra i manicomi non esistono e l’Antonveneta è nata ben 16 dopo la scomparsa della Orlandi, quindi il padre di Pietro, l’ormai defunto Ercole Orlandi, non poteva avervi scoperto un fico secco. Eppure un sacco di sito e blog, più le pagine romane del Corriere della Sera, si sono tuffati ghiottamente sulle nuove “rivelazioni”, senza minimamente curarsi che facevano a cazzotti con le altre “rivelazioni” man mano rifilate sul caso Orlandi, diventato ormai una farsa manuale della mitomania nazionale e dell’arte del depistaggio perpetuo, oltre che del giornalismo troppo facilone e dell’ipocrisia vaticana da coda di paglia.